IN MEDIO STAT
La parola scritta su quella 'pagina bianca' da Maria Grazia De Stefani racconta, non rappresenta l'immagine che l'occhio riceve. La parola, 'quelle parole' scelte durante il viaggio della scrittura, rincorre la fisicità della differenziazione del divenire per ricreare gli attimi diversi della appropriazione del reale, del sentire e udire che si concretizzano in "lettere scarne", amorose e ironiche. Il gioco prende quella 'parola' che racconta e la vivifica con la luce del presente.
Il piccolo foglio raccoglie un ritmo cadenzato, ossessivo che esprime atti di desiderio, desideri ogni volta in crisi. Le parole si rincorrono ascoltando il loro suono e non riescono a fermarsi. Ogni ultima frase, però, coglie l'attimo, ora stanco, ora felice, ora perdente del percorso di adesione al divenire. L'ossessione è atto di ribellione; le parole sono in corsa, sfuggono nel loro sperdersi.
Come fermare questo fluire che, come circolo che annoda, invischia e vuole annullare l'immagine, atto di sintesi di una richiesta? Come creare un "frammento" che sveli, bloccato in quell'attimo e solo in quell'attimo, la fisicità dell'interrogarsi?