E ride
1985
Incontri a New York
Con tante parole
le stesse
ripetute intercambiabili
frizzi e giochi
pseudofisicità
per nascondere
la non magicità dell’incontro
in una NewYork
frenetica appiccicosa
che poteva anche essere
frizzante ventosa luminosa
magica
che forse lo è
in questa notte calda di primavera
e l’Hudson
brilla di luci
e dall’alto - da queste finestre
tutt’intorno
c’è questa frivolezza
questo che vuol sembrare
un discorso che tocca
dentro
ma che solo l’involucro della vita
lecca.
Forsizie a Marzo
Tu-uguale-primavera
sei scompiglio che li mascheri i vuoti
e dalla stasi all’attesa stretta diventi
pungolo che aizza
e incanta e
sgroviglia
mentre con gloria issano
gli umori della terra
il giallo
che di luce
ri-de.
(senza titolo)
Lucidi i vetri di finestre specchiano
vivida la luce
di fine di un giorno
di vento quasi di scirocco
e suoni di campane
che sembra di sognare giorni
di altro tempo
e il brivido del gioco
di far finta di fingere
di credere
che sia qui oggi questo stato di grazia
e spaesata io fingo
di non credere
di immaginarmelo tutto questo spreco.
Lo scudo
E ride questa isola
di tempo
stretto
smemorante ritaglio
in un gioco di incastro
anomalìa
contrappunto
e di te mi faccio protezione
al buio
come dello scrivere scudo
di carta.
(E la natura ride nel confronto)
E ride ride ride
con il verde e il blu di smalto
e la magìa alla fine dell’estate
era là
nella città di Boston
un giorno nella storia
e qui adesso
senza storia
scivola e resta
nella storia senza una storia
un giorno.
(senza titolo)
Altri luoghi
altra gente
lunghe strade per poche stagioni
parevano mie
oggi lo danno
spessore alla smemoratezza
e lo spirito ineffabile del tempo smaglia
corre
via
e
ancora ri-de.
1985
Incontri a New York
Con tante parole
le stesse
ripetute intercambiabili
frizzi e giochi
pseudofisicità
per nascondere
la non magicità dell’incontro
in una NewYork
frenetica appiccicosa
che poteva anche essere
frizzante ventosa luminosa
magica
che forse lo è
in questa notte calda di primavera
e l’Hudson
brilla di luci
e dall’alto - da queste finestre
tutt’intorno
c’è questa frivolezza
questo che vuol sembrare
un discorso che tocca
dentro
ma che solo l’involucro della vita
lecca.
Forsizie a Marzo
Tu-uguale-primavera
sei scompiglio che li mascheri i vuoti
e dalla stasi all’attesa stretta diventi
pungolo che aizza
e incanta e
sgroviglia
mentre con gloria issano
gli umori della terra
il giallo
che di luce
ri-de.
(senza titolo)
Lucidi i vetri di finestre specchiano
vivida la luce
di fine di un giorno
di vento quasi di scirocco
e suoni di campane
che sembra di sognare giorni
di altro tempo
e il brivido del gioco
di far finta di fingere
di credere
che sia qui oggi questo stato di grazia
e spaesata io fingo
di non credere
di immaginarmelo tutto questo spreco.
Lo scudo
E ride questa isola
di tempo
stretto
smemorante ritaglio
in un gioco di incastro
anomalìa
contrappunto
e di te mi faccio protezione
al buio
come dello scrivere scudo
di carta.
(E la natura ride nel confronto)
E ride ride ride
con il verde e il blu di smalto
e la magìa alla fine dell’estate
era là
nella città di Boston
un giorno nella storia
e qui adesso
senza storia
scivola e resta
nella storia senza una storia
un giorno.
(senza titolo)
Altri luoghi
altra gente
lunghe strade per poche stagioni
parevano mie
oggi lo danno
spessore alla smemoratezza
e lo spirito ineffabile del tempo smaglia
corre
via
e
ancora ri-de.